giovedì 9 febbraio 2012

IL LAVORO COME RECUPERO E RIABILITAZIONE

 


Il lavoro fu ed è la reazione compensatrice all'affacciarsi insistente delle due idee madri di ogni tristezza: la vecchiaia e la malattia. Lavorare volle sempre dire per me oblio, calma, serenità. Esso dunque porta in sé stesso il significato di "volontà di vivere".
Sante De Sanctis


Il seguente testo è tratto dal mio elaborato integrale "Sante De Sanctis: il lavoro come recupero e riablitazione" del 2005.

 

L'insegnamento di Sante De Sancits (1862-1935), nonostante il tempo passato, è estremamente attuale per il suo riferimento ad alcuni aspetti della nostra realtà sociale e relazionale; le sue scoperte erano collegabili infatti ad interventi sul piano concreto in campi fondamentali come quello della psicologia applicata al lavoro. L'opera di Sante De Sanctis si caratterizza per la sua molteplicità e fecondità; ciò si deve alla natura notevolmente versatile di uno dei più illustri rappresentanti, o meglio, fondatori della psicologia sperimentale alla fine dell'Ottocento. Nella ricostruzione della sua attività, si riscontra una sostanziale uniformità fra l'uomo e lo scienziato, la sua ipersensibilità e la passione instancabile per il lavoro. Le sue origini sono, nel 1862, a Parrano, un piccolo paesino nel cuore dell'Umbria. Il passo seguente, che è all'interno di una illustrazione dettagliata dell'albero genealogico di De Sanctis, ne mette in luce l'integrità morale e la notevole laboriosità: « La Famiglia De Sanctis è una pianta genuina dell'umbra terra di Parrano (...) Fin dall'inizio – nella metà del 500 – essi appaiomo piccoli proprietari di campagna, laboriosi, onesti, economi. Per generazioni hanno lavorato con intento ad accrescere con minuta opera di formiche il patrimonio famigliare; però fin dall'inizio si distinsero per una certa cultura superiore alla media del paese».

Nel 1890, De Sanctis fonda e dirige gli Asili- scuola per i fanciulli poveri ed anormali psichici con l'obietivo di utilizzare e valorizzare le loro attitudini cercando di trovare il mestiere più consono per ciascuno di loro; il lavoro scolastico ma soprattutto quello professionale sono particolarmente valorizzati e considerati fondanti per il recupero e la riabilitazione di questi ragazzi. La creazione di questi istituti porta l'Italia all'avanguardia di tutte le nazioni nel campo dell'assistenza dei giovani e via via, contro la delinquenza minorile.

Gli Asili-Scuola, strutture che si occcupano degli anormali di entrambi i sessi, fra i quattro e i dieci anni, con lieve grado di insufficienza mentale, sono il risultato dell'apporto di De Sanctis in questo campo. Nella loro istituzione, egli supera la pura concezione di assistenza e introduce quella di "riabilitazione" intesa come "preparazione e adattabilità alla vita sociale". L'educazione dei ragazzi svantaggiati è uno dei più importanti filoni di ricerca in tutto l'arco della sua attività professionale. In molti suoi scritti e relazioni, egli affronta diverse questioni relative all'assistenza di categorie disagiate in relazione alla funzione svolta dagli asili-scuola. Uno degli aspetti centrali è l'esaltazione del lavoro come energico e propulsivo nel processo di risalita dell'individuo; tutto ciò esprime la grande passione del De Sanctis per il proprio lavoro come compensazione alla tristezza, alla vecchiaia e la malattia come viene sottolineato in questo passo: « Il lavoro fu ed è la reazione compensatrice all'affacciarsi insistente delle due idee madri di ogni tristezza: la vecchiaia e la malattia. Lavorare volle sempre dire per me oblio, calma, serenità. Esso dunque porta in sé stesso il significato di "volontà di vivere". Ma v'è anche un terzo significato. Il lavoro appassionato rispondeva al bisogno del possesso, dell'appagamento e della conquista; queste sono scoperte non già mere analogie accademiche perchè sono collaudate ormai dalla mia profonda personale convinzione» (Autobiografia).

 

La scelta di occuparmi di questa parte dell'opera di De Sanctis è stata dettata da un particolare interese verso i concetti di "riabilitazione" e "recupero" riferita all'attività lavorativa di persone con svantaggio socio-sanitario, nell'ambito del mio lavoro che mi ha visto per diversi anni occuparmi di inserimento lavorativo e "occupabilità" di fasce deboli esposte al rischio di esclusione sociale.

L'inserimento lavorativo e sociale mira a restituire abilità e risorse umane positive alla persona disabile, che va messa nella condizione di svolgere il proprio ruolo sociale, culturale e civile di cittadino, esercitando i propri diritti e facendo fronte ai propri doveri.

Da qualche decennio, nelle società occidentali, si è sviluppata una considerazione del lavoro come fattore centrale per l'integrazione, sia rispetto al funzionamento collettivo e agli assetti complessivi della convivenza sociale, sia rispetto alle motivazioni individuali e alla richiesta/esigenza di riconoscimento e partecipazione per la costruzione e lo sviluppo dell'identità soggettiva. Nella visione desanctisiana, al coscienza di un fine da raggiungere, la continuità dell'applicazione e la produzione di valore sono tra le caratteristiche che rendono significativo il lavoro per l'evoluzione dell'individuo, e sono considerate indispensabili nell'educazione dei ragazzi anormali. Ma si riconosce anche la necessità che il ragazzo sia motivato, perchè nel lavoro l'interesse costituisce una molla fondamentale capace di attutire o annullare la fatica. A tale riguardo così scrive De Sanctis: «Nello svolgersi della nostra lunga esperienza nell'assistenza degli anormali-psichici e degli instabili delinquibili, avemmo sempre una preoccupazione: la redenzione sociale di questi minorati psichici e sociali, mercè il lavoro. (...) Ora, se si pensa che lo scopo dell'avviamento degli anormali-psichici al lavoro non è soltanto quello della produzione, ma anche, e soprattutto, l'altro dell'adattamento sociale, ognuno si persuaderà come debba darsi la precedenza al lavoro nella educazione degli insufficienti intellettuali» (De Sanctis, 1930)

Nei Saggi di Psicologia applicata, De Sanctis si sofferma sulla psicotecnica, ossia la psicologia applicata alla scienza del lavoro, dove l'elemento di partenza è la ricerca delle attitudini nei mutilati ai fini di una loro utilizzazione in lavori adatti alle loro capacità. La psicotecnica speciale, così denominata da De Sanctis, diversamente da quella generale, accerta la vocazione, ossia l'inclinazione manifesta per un dato lavoro o per una data missione sia di individui che di popoli. Al di là di aver dato importanza all'elemento della selezione, il lavoro ha, nella psicologia desanctisiana, un valore fondamentale per il benessere dell'uomo in quanto l'orientamento, secondo la vocazione, garantisce il raggiungimento della soddisfazione e della realizzazione individuale.

Il termine educabilità viene invece definito da De Sanctis come il "progredire adattandosi socialmente" riferita a quegli individui che, per capacità di esercizio, raggiungono il successo nel lavoro ed aumentano progressivamente il proprio valore sociale. Di conseguenza, essa non dipende dalle singole capacità mentali dell'alunno ma viene mossa dalla sua energia bio-psichica nella sua espressione psicomotoria: quanto più l'alunno ha successo nel lavoro e migliora in rapporto alla costanza (attenzione), alla quantità (velocità) e alla qualità (pracisione) ed evita un eccessivo automatismo, tanto più sarà educabile e saprà progredire e adattarsi contemporaneamente all'ambiente sociale. Essa non corrisponde a normalità, come nel criterio fisio-morfologico, né a guaribilità, come in quello medico, ma neanche al quoziente intellettivo (criterio psicologico) ed alla scolarità (criterio scolastico). La costruzione di una curva di allenamento, atta ad indicare il procedere dell'energia bio-psichica, è possibile sono con l'adozione di un metodo di lavoro che escluda l'apprendimento di nozione ed impegni l'attenzione e il movimento. (Appicciafuoco, 1946)

La componente comune generale dell'educabilità è la cosiddeta capacità di esercizio con aumento progressivo di valori sociali e, conseguentemente, l'alunno deve essere sottoposto ad un lavoro disciplinato in un ambiente sollecitato da stimoli comuni. Allo stesso tempo, è necessario un metodo di lavoro sintetico che non comprenda l'apprendimento di nozioni come lettura, scrittura, calcolo ma che indichi il procedere del fattore comune, ossia l'energia bio-psichica dell'alunno per una via psico-motoria dove vengano utilizzati gli elementi spiegati sopra di attenzione, velocità e costanza. L'educabile è l'individuo che, nell'utilizzazione di questi elementi, dimostri, in ogni periodo di notazione, di aver aumentato il proprio valore senza cadere nell'automatismo.

L'educazione degli "anormali psichici" è una delle questioni centrali nell'attività scientifica di De Sanctis , dovuta alla notevole simpatia nei riguardi dei deboli e dei sofferenti. Il suo obiettivo è di scuoterli, di farli uscire dal torpore per poter riattivare un processo educativo. Di conseguenza, egli non analizza l'anormale psichico solo in rapporto al "normale" ma rispetto a ciò che egli conserva ancora efficiente (Appicciafuoco, 1946). Nell'ambito della selezione nel campo scolastico, punto di partenza fondamentale nella sua opera di recupero, numerose ricerche sono state svolte da De Sanctis; l'importanza di queste ricerche e i tentativi di applicazioni pratiche dell'autore si desumono dagli studi sul lavoro scolastico e sul lavoro mentale effettuati ne 1909. Un metodo utilizzato è detto "metodo del completamento di parole mutilate della sillaba finale" che consiste nel completare parole prive della loro parte finale e nel rilevare la curva del lavoro mentale del soggetto. Il passo successivo consiste nel confrontare questa curva con una seconda, ottenuta sottoponendo il soggetto a una semplice lettura delle stesse parole presentate nel loro aspetto integro. Il confronto fra le due curve deve condurre a stabilire il tempo per il lavoro associativo mnemonico, "il cosiddetto lavoro mentale epurato" indispensabile per l'azione di completamento. I risultati portano alla constatazione che esso comporta una sorta di automatismo e una riduzione dello sforzo effettuato dal soggeto come conseguenza di un processo di apprendimento. Man mano che l'apprendimento progredisce vi è una diminuzione dello sforzo per compiere un lavoro mentale ma non quello per compiere un lavoro fisico caraterizzato da una tensione muscolare che facilemente sfocia in uno stato di fatica generale. Con questo esperimento egli vuole dimostare come il lavoro mentale consistesse nella "messa in attività di due apparecchi" quello fisiologico muscolare e quello psichico, attestando l'unitarietà del lavoro come operazione psicofisica, il cui grado di fatica varia coerentemente con la qualità del compito e con la diverità dei gruppi muscolari impegnati. (Lombardo et al., 2002)

I risultati di questi lavori sono riassunti in una conferena tenuta a Milano il 16 Aprile 1914 alla Società di Igiene, in un intervento dal titolo "Igiene del lavoro mentale dello scolaro" che porta alle seguenti conclusioni:

  • profonda analogia fra lavoro muscolare e mentale per cui qualsiasi lavoro diviene il prodotto di un'attività psicofisica;
  • raggiungimento del regime optimum di un lavoro scolastico regolando il ritmo del lavoro secondo sia le esigenze estrinseche ed intrinseche che attraverso le capacità individuali di un soggetto;
  • aumento dell'intensità e del carico del lavoro con contemporaneo incremento degli interessi del soggeto verso di esso;
  • aumento del rendimento degli alunni, anche di quelli anormali, come risultato dell'aumento degli interessi verso un determinato compito.

Quindi la funzione svolta da De Sanctis nel delineare il campo della psicotecnica e delle sue applicazioni è stato decisivo. In particolar modo, le applicazioni sono: selezione dei lavoratori, ossia i vari problemi di assunzione, assegnamento di mansioni, di promozioni, del licenziamento; valutazione delle attitudini richieste ai lavoratori, ossia l'individuazione delle attitudini somatiche e psichiche necessarie per il successo dei lavoratori nelle varie professioni e mestieri. L'istruzione e il lavoro sono gli strumenti idonei per procedere al recupero di queste categorie disagiate; in particolar modo, il secondo viene considerato come una vera e propria terapia per il minorato psichico. Il lavoro ha, infatti, una serie di effetti positivi, dal rafforzamento dei processi volitivi al risveglio dell'intelligenza; grazie a queste convinzioni, De Sanctis sfata il pregiudizio del pericolo della fatica per l'anormale psichico avviato al lavoro industriale. Allo stesso tempo, però, esso non è subito avviato al lavoro professionale in quanto è necessario che l'educazione fisica abbia prima favorito lo sviluppo dell'attenzione, l'abitudine all'ordine, alla precisione e alla disciplina ma anche migliorato la coordinazione dei movimenti. Infine, il lavoro manuale educativo deve rinvigorire il gusto dell'attività ed il piacere dell'agire. Per De Sanctis, il lavoro ha una funzione educativa maggiore rispetto al ricovero, all'ospizio e alla case di riposo in quanto è il metodo attivo dell'educazione e serve allo sviluppo armonico del corpo e dello spirito. In quest'ottica, il lavoratore deve provare il piacere dell'attività e della produzione; tale visione non è né quella del positivismo in cui si tende al dominio della vita con il lavoro, né quella del realismo dove il lavoro non da la felicità e si è estremizzato il diritto di non lavorareConseguentemente, egli rivaluta il taylorismo in una prospettiva differente in cui il lavoro non è solo il mero sfruttamento del lavoratore ma deve armonizzarsi con la protezione della salute del lavoratore, ossia un'alternativa razionale tra lavoro e riposo secondo le capacità individuali.

Nella visione desanctisaina, il lavoro è capace di allievare i dolori della vita e potenziare la personalità del lavoratore; tutto ciò costituisce il messaggio che egli vuole trasferire ai giovani. Egli crede che il lavoro nobiliti in due modi diversi, sia come elevazione morale del lavoratore, sia come esercizio intellettuale per l'arricchimento culturale di sé e della sua famiglia.

 

L'opera di De Sanctis, per ciò che concerne la psicologia del lavoro, è stata fino ad oggi poco studiata ed approfondita ma abbiamo visto come si possa riconoscere un'attualità del suo contributo in questo campo. Peculiare tra tutti il concetto di educabilità, intesa qui come recupero e riabilitazione e significativa non soltanto per l'esperienza individuale ma anche ai fini di un miglior benessere della collettività.

 

Nel 2005, quando scrissi questo testo, che ripeto essere solo una sintesi di un elaborato più ampio, lo dedicai alle persone con le quali ho lavorato per molti anni riferendomi sia ai colleghi di lavoro che alle tante persone incontrate nel mio lavoro, bisognose di sostegno nel loro percorso di ricerca e vissuto lavorativo.

Oggi, riportandolo pubblicamente qui, desidero dedicarlo a tutti coloro che operando in questo settore hanno perduto il senso e il significato più vero della relazione di aiuto nell'accompagnamento delle persone con svantaggio, verso dimensioni possibili, come diceva già De Sanctis solo agli inizi del '900. Un'esorto dunque a chi svolge professioni così significative, ad anteporre sempre nel loro operato i bisogni di appagamento e gratificazione lavorativa delle persone a cui dedicano il proprio lavoro, perchè esse nutrono speranze migliori in percorsi certamente realizzabili.

Stefania Rosati

 

Bibliografia degli scritti di Sante De Sanctis Autobiografia di Sante De Sanctis:

- Rivista di Psicologia XXXIII, 1937.

- Che cosa debbono sapere i maestri degli anormali. La scuola in Toscana. Anno IV-n.3. Marzo 1927

- Educazione dei deficienti. Milano. Vallardi, 1915

- Gli Asili Scuola nel 1922-23. Relazione del Prof. Sante De Sanctis.

- I fanciulli degenerati e la beneficenza. Estratto dalla Rivista VITA NUOVA 28 Febbraio 1900

- Problemi di rieducazione. Scritti vari Igiene del lavoro mentale dello scolaro. Orvieto, 1916

- Il lavoro e gli Anormali. L'Infanzia Anormale, 1919 Il lavoro intellettuale. X Congresso nazionale di  dimedicina del lavoro (Milano, 23-25 Aprile 1932) I

- Il problema assistenziale dei "predelinquenti" Estratto dalla Scuola Positiva, 1931

- L'assistenza dei fanciulli deficienti. Estratto dalla Rivista VITA NUOVA 1 Ottobre 1899

- La curva del lavoro mentale (ricerche e deduzioni). IV Congresso degli Psicologi Italiani, Firenze, Novembre 1923, Rivista di Biologia 1924.

- La fatica nei lavoro intellettuali, Rassegna di medicina applicata al alavoro industriale, 1933

- Per l'assistenza dei fanciulli anormali educabili, L'Infanzia Anormale, 1924

- Principi e applicazioni della psicofisiologia del lavoro. Relazione al Congresso di psicologia sperimentale e psicotecnica di Torino, Nov 1929, Archivio Italiano di Psicologia 1930

- Psicologia della vocazione. Critica, contributi, linee generali. Rivista di Psicologia, 1919.

 

Bibliografia generale:

- Appicciafuoco R., La psicologia sperimentale di Sante De Sanctis, Roma, Orsa Maggiore, 1946

- Bianchi di Castelbianco F., et al. (1998) Sante De Sanctis, Roma: Edizioni Scientifiche Magi.

- Cimino G., Lombardo G. P. (2004) Sante De Sanctis tra psicologia generale e psicologia applicata. Milano: Franco Angeli.

- Cimino G., Danni N., (1998) La psicologia in Italia. I protagonisti e i problemi scintifici, filosofici e istituzionali. (1870-1945). LED. Milano.

 

 

 

 

venerdì 3 febbraio 2012

Respirare per Immagini

 


In questo brano, tratto dal testo "Zen per immagini", l'autore Shizuto Masunaga ci spiega l'importanza di una corretta respirazione e illustra gli esercizi per immagini per una respirazione fluida e naturale.

 

 Quasi tutti credono che respirare sia solo immettere ed emettere aria dai polmoni, e pensano che questo possa essere fatto coscientemente semplicemente azionando i muscoli respiratori. Alcune tecniche per la salute enfatizzano la respirazione addominale e si suppone che, muovendo i muscoli addominali, si ottenga una respirazione profonda. Non c'è nulla di errato in questo tipo di approccio, ma questo fa sì che ci si occupi troppo dei muscoli addominali e si potrebbe creare una tensione inopportuna nella parete addominale. In alcuni esercizi orientali si insegna a concentrarsi sul punto centrale proprio sotto l'ombelico. Il cosiddetto tandem o hara, , ma la maggioranza delle persone fatica a localizzarlo esattamente. Il tandem è stato definito come il punto centrale di una sfera immaginaria posta sopra la cavità pelvica (...) Porre il centro di gravità nella regione pelvica e bilanciare tutti i movimenti intorno ad esso si dice sia importante per coordinare i movimenti di tutto il corpo.

(...) Per apprendere la Respirazione per Immagini bisogna immaginare semplicemente che l'intero corpo sia come un grosso pallone.

(...) Se chiudiamo gli occhi per un minuto e proviamo a percepire cosa si prova ad essere come all'interno del corpo, prescindendo dalla sensazione di peso sulle anche, se si sta seduti, o sotto i piedi se si sta eretti, l'unica cosa che può essere percepita è una specie di confine indeterminato tra il proprio corpo e l'esterno. Nessuna delle strutture singole come muscoli, ossa o organi possono essere percepite. Forse tutto ciò che si può avvertire è il leggero movimento dell'espansione e della contrazione causata dal respiro.

(...)Appena l'aria entra, il pallone si espanderà su tutti i lati: il centro di questa forza che spinge fuori in ogni dirazione è l'hara. Nella realtà non c'è alcun siffatto punto centrale: tutto ciò che c'è bisogno di percepire è un punto focale al centro della parte bassa dell'addome, che sembri essere il punto da cui l'aria si sta espandendo verso l'esterno.


(...) Ora che sia ha un'immagine vivente del proprio corpo, gradualmente si può espandere il corpo dal basso verso l'alto mentre di inspira e si continua ad inspirare finchè non si è completamente pieni fino alla testa. Fermare per un momento la respirazione e lasciare che gli arti si riempiano grazie all'accumulo precedente di aria compressa. Poi quando si comincia ad espirare e si permette all'aria di uscire, immaginare di sgonfiarsi lentamente, come fa un pallone. Quando questo è vuoto, fare un pausa e rilassarsi brevemente nella condizione «sgonfiato».


Nella Respirazione per Immagini i nostri corpi dovrebbero essere visualizzati come qualcosa di simile a un pallone. Se questa immagine non ci piace perchè il pallone è troppo fragile e potrebbe rompersi, si può allora immaginare di essere una bambola di gomma gonfiabile.

(...) Una volta che si comincia a praticare la Respirazione per Immagini e che si ripete più e più volte, si arriverà a realizzare come l'atto di espirare ed inspirare implicherà un'intera unità o «immagine» che è il respiro.

(...) Nei tempi antichi i cinesi dicevano che i moribondi respiravano solo attraverso il naso, mentre le persone malate respiravano con le spalle e la gente comune respirava con il torace. Si diceva che i saggi respiravano con la pancia, e i maestri con le piante dei piedi. Ciò significa che più è basso il punto focale della propria respirazione, più un individuo possiede ochitsuki (termine giapponese per indicare il Ki calmo o stabile) o padronanza di sé, e più è in grado di respirare con il corpo intero.

(...) Le immagini presentate in questo libro sono solo dei suggerimenti. Immagini mentali che siano vivide e dinamiche non sono le stesse nemmeno considerando due soli individui e questo è il modo in cui ogni entità vivente mantiene le proprie caratteristiche uniche e individuali.

 

Shizuto Masunaga "Zen per immagini – Esercizi dei meridiani per una vita sana".
Ed. Mediterranee