Ginnastica
Energetica
Verso un’educazione al movimento
di Stefania Rosati
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Cosa è la Ginnastica Energetica
Ginnastica Energetica
è una denominazione scelta in seguito ad un percorso di apprendimento di
esercizi e tecniche attinte da diverse discipline con basi comuni.
Di ginnastica si
tratta, quindi di movimento di
tutto il corpo. Energetica è
l’aggettivo che meglio per me identifica la finalità del movimento: a un
movimento fisico ed “esterno” del corpo corrisponde sempre un movimento
interno. Il movimento interno possiamo chiamarlo energia o più semplicemente
vita. Un corpo vivo porta con sé una propria modalità di funzionamento organica
(fisiologica) ma porta con sé anche
una propria
personalità fatta di vissuti, esperienze, emozioni, insomma il vissuto psichico di ognuno di
noi. L’aspetto fisiologico e l’aspetto psichico sono, secondo una visione olistica dell’uomo (olos=tutto), un tutt’uno, inscindibile. Entrambi gli aspetti, uniti insieme, fanno si che ciascuno di noi sia un individuo a sé, diverso dagli altri sia per i propri aspetti corporei che per quelli emotivi.
personalità fatta di vissuti, esperienze, emozioni, insomma il vissuto psichico di ognuno di
noi. L’aspetto fisiologico e l’aspetto psichico sono, secondo una visione olistica dell’uomo (olos=tutto), un tutt’uno, inscindibile. Entrambi gli aspetti, uniti insieme, fanno si che ciascuno di noi sia un individuo a sé, diverso dagli altri sia per i propri aspetti corporei che per quelli emotivi.
Il mio percorso
professionale mi ha visto lavorare per molti anni nel sociale e nella relazione
d’aiuto ed è nato e cresciuto da sé l’interesse verso un tipo di comunicazione
non solo verbale ma anche corporea. Ho iniziato a scoprire, prima su di me, che
il corpo poteva comunicare quanto le parole e che dove non arriva un linguaggio
verbale può arrivare un linguaggio fatto di gesti, di posture, di espressioni e
se vogliamo di sintomi. Così è nato un percorso formativo prima con
l’apprendimento dello Shiatsu e della medicina tradizionale cinese in genere e
ora con le tecniche della bioenergetica (tecniche psico-corporee) e del
training autogeno (tecnica di rilassamento di interesse psicofisiologico).
Il corso di
ginnastica energetica da me condotto quindi ha l’obiettivo di accompagnare le
persone verso l’apprendimento di tecniche di movimento dolce, armonico e
contemporaneamente mirato al proprio benessere fisico e psichico; sottolineo il
termine proprio, perché come accennato nella premessa, ciascuno è un individuo
a sé sia dal punto di vista strutturale/corporeo sia dal punto di vista
psichico/emozionale. Va da se che l’esecuzione degli esercizi proposti dovrà
essere adattata da ciascuna persona al proprio stato d’essere e al proprio
sentire. Perciò questo tipo di ginnastica può essere praticata da
qualunque persona, di qualsiasi età. E’
fondamentale allora l’ascolto del
proprio corpo e della propria mente per capire come lavorare su di sé. Ciò non
vuol dire altro che rispettarsi e volersi bene. Inutile, se non nocivo, è
eseguire dei movimenti non adatti al nostro corpo o che non siamo pronti ancora
ad affrontare. Percepirsi totalmente durante un esercizio può voler dire saper
riconoscere un dolore che a volte non abbiamo avuto il tempo di ascoltare e
fermarci per prenderci cura di esso. Solo dopo aver percepito e ascoltato un
dolore o un problema possiamo avere la possibilità di riconoscerlo e anche di
superarlo con esercizio, concentrazione,
costanza e volontà.
L’attività del gruppo
prevederà diversi tipi di esercizi, miscelati in modo da rendere ciascuna
lezione varia e completa:
· esercizi
lenti per l’apprendimento di una corretta e sempre più
spontanea respirazione
· esercizi
per un miglioramento posturale
· esercizi
di allungamento e stretching
graduale del corpo
· esercizi
per attivare una maggiore circolazione
· esercizi
utili alla tonificazione di
alcune parti del corpo
· esercizi
di rilassamento muscolare
Un’attenzione
particolare va data al gruppo di lavoro e al lavoro di gruppo. Una
caratteristica fondamentale del mio gruppo
di lavoro è la dimensione: poche persone permettono di porre
sempre molto interesse verso il singolo sia rispetto alla correzione dei
movimenti sia rispetto alle esigenze psicofisiche del momento ma non meno
importante anche molta attenzione all’umore complessivo del gruppo. Per ciò che
attiene al lavoro di gruppo, ci
sono sicuramente dei vantaggi nell’eseguire gli esercizi in gruppo e con un
conduttore. Il conduttore crea la doppia possibilità di osservare i movimenti
corretti e di essere osservati nei movimenti e sostenuti per ricavare il
massimo beneficio dalle posizioni usate. Il gruppo rappresenta anche la possibilità
di osservare il corpo e i movimenti degli altri partecipanti: è più facile
vedere le tensioni nel corpo di un’altra persona che sentirle nel proprio e ciò
aumenta la possibilità di diventarne più consapevoli. Ma l’aspetto
indubbiamente più vantaggioso del gruppo è quello che esso può rappresentare
per ogni partecipante un’opportunità di stimolo, sostegno e incoraggiamento
reciproco: uno scambio emotivo a volte può valere più di qualsiasi altra
terapia.
Teorie
di riferimento
Gli esercizi proposti
sono attinti da scuole di pensiero e teorie diverse, ma con un unico scopo:
creare sequenze armoniche e fluide, da eseguire camminando, in piedi, seduti e
sdraiati, per migliorare la flessibilità del corpo, il respiro e per dare più energia
al struttura corporea e agli organi interni.
In particolare le
sequenze di stretching ripropongono
un metodo ispirato agli esercizi “Zen per immagini” ideati da Shizuto Masunaga
(1925-1981), psicologo e celebre maestro di shiatsu in Giappone.
Masunaga nel testo
“Zen per Immagini” sottolinea come analizzare qualcosa nelle sue parti, per
arrivare alla comprensione dell’intero come combinazione di queste parti, sia
il lavoro della mente cosciente; questo metodo si sviluppò nella storia
dell’uomo insieme con la sua crescita intellettiva e la specializzazione del
lavoro. Particolarmente in Occidente, lo sviluppo della scienza tende
accuratamente a differenziare anche le più piccole parti dell’intero e insieme
con questa prospettiva è stata imposta agli esseri umani anche una dicotomia
tra mente e corpo. Così per comprendere il fenomeno della vita, il corpo è
stato suddiviso in strutture anatomiche o cellule, che compongono i vari
tessuti. La salute ha cominciato ad essere considerata in funzione dello stato
delle nostre componenti fisiche, cioè ossa, muscoli, nervi e vasi sanguigni.
Questa struttura concettuale è stata applicata al movimento e molti pensano,
che per migliorare l’intero, basti semplicemente rafforzare singolarmente le
sue parti. Secondo Masunaga benché ciò sia in un certo senso vero, in realtà
noi non possiamo mai isolare completamente una parte e muovere e influire singolarmente solo su di essa. Non
importa quanto noi focalizziamo la nostra mente cosciente su una determinata
parte e proviamo a concentrarci su di essa: il fatto è che la parte che
scegliamo di isolare esiste e funziona soltanto in quanto è in connessione con
l’intero corpo. Nello stesso senso l’insieme delle parti non produce, di per
sé, un intero. Perciò è impossibile manipolare lo scheletro o qualsiasi altra
parte della struttura fisica per influire solo su muscoli o organi particolari.
Spesso un problema fisico appare in una parte del corpo e si può avere
l’impressione che quella sia l’unica a soffrirne: il problema in realtà esiste
nel corpo come intero. Quando il corpo come intero ha qualche scompenso, appare
un sintomo in una zona particolare di esso. Normalmente si può dire che non è
quella zona particolare che ha un problema, ma che esso risiede nel processo
vitale dell’intero corpo.
Masunaga afferma che:
«Come una persona più si concentra su se stessa più si isola dalla società,
così più una singola parte o un aspetto è enfatizzata sulle altre, più viene
tagliata fuori dall’intero e diventa un oggetto fisico sconnesso. Un simile
approccio applicato al movimento fisico porta alla perdita della mobilità,
della fluidità e dell’armonia dell’intero e la parte mossa è ridotta a un
oggetto fisico separato, che si muove non in sintonia con l’intero (…)»
(Masunga, op. cit, pag.19)
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la salute: «Lo stato ottimale di
benessere fisico, mentale e sociale» e non semplicemente come assenza di
malattia e di infermità. Masunaga spiega come il termine «salute» in cinese e
giapponese sia composto da due caratteri: il primo, Ken, che indica un
essere umano e qualcosa che sta dritto e in piedi e il secondo, Ko, che
significa essere rilassato e a proprio agio dopo aver lasciato andare tutto ciò
che è estraneo; questi due caratteri insieme implicano lo stare dritti e in
posizione verticale e, nello stesso tempo, rilassati e a proprio agio.
L’esercizio è
un tentativo di trovare una vita migliore attraverso il corpo. E’ pertanto
privo di significato imitare nell’esercizio soltanto le forme esteriori o i
movimenti. L’imitazione di posture è il processo mentale che rende il corpo
fedele a certe forme, ma ciò inibisce il movimento naturale e l’espressione
libera del corpo stesso. Masunaga ci spiega che gli esercizi per immagini sono
fondati sul principio dei meridiani, che proviene da una prospettiva orientale
della vita.
I meridiani vengono
definiti da Masunaga come canali dell’energia magnetica vitale dell’organismo.
Questi canali possono venire associati al funzionamento degli organi interni.
L’Oriente ha sviluppato un sistema terapeutico che è basato sulla stimolazione
dei punti cutanei che sono connessi con gli organi interni. Questi punti sono
stati collegati tra loro da linee immaginarie: i meridiani.
In “Zen Per Immagini”
Masunaga sottolinea che il nostro corpo riesce a mantenere un sano equilibrio
di attività fisiologiche grazie al fatto che ciascun meridiano svolge il
proprio ruolo o funzione e, perché ciò accada, il ki o energia vitale deve circolare incessantemente percorrendo
ogni meridiano in una sequenza ordinata. Gli esercizi per immagini sono
presentati in una sequenza atta a facilitare il flusso d’energia nel suo giusto
percorso attraverso il corpo.
Sperimentare i
meridiani come un flusso di energia vitale o come una speciale sensazione di
tensione durante gli esercizi di stretching, ci rende consapevoli del nostro
corpo e della condizione dei meridiani e Masunaga afferma che: «Per avere
un’esperienza reale dello squilibrio e capirne la causa sottostante, è
necessario permettere al corpo di muoversi senza controllo cosciente e
diventare consapevoli delle dinamiche dell’energia vitale dentro di noi.
Sentire gli squilibri d’energia nel proprio corpo attraverso il movimento,
porterà a sua volta ad un bilanciamento energetico.(…) Non appena si arriverà a
capire, attraverso la pratica degli esercizi, come questi squilibri siano
collegati alla propria vita, si sarà in grado di applicare questa comprensione
al quotidiano, per trovare il modo di prevenire tali disarmonie prima che si
generino (…) Diventa così ovvio che forzare se stessi in qualche maniera per
correggere uno squilibrio, o piegare e allungare una data parte con la forza,
non è la risposta corretta (…) La semplice regola di muoversi nella direzione
più facile e di espirare completamente alla fine di ogni movimento serve a
rilassare l’intero corpo e a fortificare le zone deboli. Una volta che le aree
prive di energia vengono riempite, la circolazione energetica migliora
nell’intero corpo e i problemi spariscono da soli» (Masunaga, op. cit,
pag.28-29)
Ma ci si può
considerare completamente padroni dei movimenti solo quando la respirazione che li accompagna
diviene fluida e naturale. Anche quando la respirazione è controllata
intenzionalmente per armonizzare il movimento, nelle fasi di apprendimento, si
tende ad avere una sincronizzazione confusa e a perdere il ritmo. La
coordinazione di respiro e movimento viene naturale però, quando lo stesso
movimento è ripetuto in continuazione. Solo così la sincronizzazione e il ritmo
cominciano davvero ad armonizzarsi. Come dice il detto: «la pratica rende
perfetti». Ciò significa che occorre ripetere i movimenti più volte, finchè
sincronizzazione e ritmo siano perfetti.
Negli esercizi per
immagini, lo scopo, piuttosto che quello di offrire un set di esercizi ideali
per tutti, è di insegnare a diventare consapevoli dei proprio squilibri e ad
imparare gli esercizi utili per sé. La chiave per riportare in equilibrio il ki
(energia che scorre nei meridiani) sta nel capire quale è l’esercizio più
facile da eseguire e quale è l’esercizio che causa la tensione maggiore lungo
il meridiano. La tensione può essere eguagliata ad una ostruzione del ki e la
causa principale della difficoltà del movimento non è la rigidità nei muscoli o
nelle articolazioni. Il movimento diventa facile, una volta che il ki ostruito
viene liberato. Si può iniziare l’esercizio rilassando più che si può le parti
in questione per mezzo di una lunga espirazione. Non c’è bisogno di tirare o
forzare i muscoli ed i tendini contratti.
«Il problema è che ci
deve essere in ogni metodo una qualche modalità speciale che mantenga vivo
l’interesse della gente o questa comincerà a stancarsi non appena subentrerà
l’abitudine. Ciò che nella vita soddisfa realmente non annoia mai,
indipendentemente da quante volte viene ripetuto. Invece di diventare vittima
dell’abitudine, la persona impara ad assaporare l’esperienza ogni volta di più,
perché ogni volta essa ha qualcosa da offrire.» (Masunaga, op. cit., pag.16)
L’altro, altrettanto
importante, modello di riferimento che accompagna le mie lezioni riguarda la
teoria bioenergetica di
Lowen, nella quale si possono ritrovare profonde assonanze con le filosofie
orientali e con la medicina cinese. Queste somiglianze si manifestano in
particolare attraverso l’accento che la bioenergetica pone verso una visione
olistica ed energetica della persona e del suo funzionamento psichico, da cui
deriva l’innovativa ideazione di una terapia che non è solo verbale ma anche
corporea. Una tesi fondamentale della bioenergetica infatti è che il corpo e la
mente funzionalmente sono identici: cioè quello che succede nella mente
riflette quello che succede nel corpo e viceversa.
Alexander Lowen
(Stati Uniti, 1910 - 2008), è il fondatore della cosiddetta analisi
bioenergetica e ce la descrive come un modo di comprendere la personalità in
termini dei suoi processi energetici. Il benessere, il piacere e la gioia
di vivere sono legati alla quantità di energia di cui la persona può disporre.
L’energia vitale è un patrimonio che fa parte intrinsecamente di tutti noi; non
sempre però siamo in grado di poterla utilizzare completamente perché il
livello di energia e vitalità diminuisce quando nel corpo si somatizzano
rigidità e tensioni croniche.
Secondo Lowen, ogni
volta che inibiamo e blocchiamo l’espressione delle nostre emozioni, nel corpo
si produce uno stato di tensione; normalmente quando lo stress o il conflitto è
eliminato, lo stato di tensione scompare ma quando lo stress (fisico o emotivo)
è molto forte e perdura nel tempo, le tensioni croniche tendono a persistere,
anche dopo la sua scomparsa, sotto forma di atteggiamento corporeo o assetto
muscolare inconscio.
Wilhem Reich (1897 –
1957), noto psicoanalista allievo di Freud, per descrivere questo atteggiamento
corporeo coniò il termine di armatura muscolare e caratteriale, la quale
condiziona – in maniera conscia e inconscia – reazioni e comportamenti.
Tensioni muscolari
croniche quindi, oltre ad accelerare i processi di invecchiamento, disturbano
la salute emotiva abbassando l’energia dell’individuo, limitandone la motilità,
cioè il naturale e spontaneo movimento della muscolatura e l’auto espressione.
Ma se è vero che non possiamo del tutto evitare le rigidità che subentrano con
l’età, possiamo però intervenire sciogliendo le contrazioni muscolari croniche
che insorgono come conseguenza di stress prolungati e di conflitti emotivi
irrisolti. Alleggerire le tensioni croniche può voler dire riacquistare
vitalità e benessere emotivo.
Il lavoro della
bioenergetica sul corpo comprende sia trattamenti con le mani utili a rilassare
i muscoli contratti che particolari esercizi. Gli esercizi intendono
aiutare chi li pratica a entrare in contatto con le proprie tensioni e a
rilasciarle tramite movimenti appropriati. E’ importante sapere che ogni
muscolo contratto sta bloccando qualche movimento.
Lowen mise a punto un
certo numero di speciali esercizi che il paziente doveva eseguire con
l’analista all’interno di sedute di terapia analitica bioenergetica. Poi
sviluppò una serie di altri esercizi che la persona poteva eseguire a casa,
anche da sola. Oltre alle sessioni individuali Lowen aveva previsto delle
sessioni di gruppo (classi di esercizi). E’ importante chiarire che questi
esercizi non sono un sostituto della terapia. Essi non potranno risolvere
profondi problemi emotivi, per cui generalmente si richiede un intervento
terapeutico competente. Gli esercizi di per sé però, possono aiutare chi li
pratica a entrare in contatto con le proprie tensioni e a rilasciarle tramite
movimenti appropriati. Lo scopo primario è quello di prendere coscienza
del corpo in tutte le sue parti, unendole e integrandole. Quando sentiamo il
fisico ben unito e sostenuto dal terreno, siamo in grado di espanderci e di
esprimerci nella realtà che ci circonda con delle premesse concrete e non
partendo da elementi solo illusori o mentali.
Lowen elenca i
benefici apportati dall’eseguire gli esercizi di bioenergetica: 1) aumentare lo
stato di vibrazione del corpo 2) radicare saldamente la persona nelle gambe e
nel corpo 3) rendere più profonda la respirazione 4) rendere le persone più
acutamente consapevoli di se stesse 5) ampliare gli orizzonti
dell’autoespressione.
Mi piace qui
approfondire il significato di vibrazione del corpo. La bioenergetica viene
associata da Lowen all’espressione di “salute vibrante” con la quale non si
intende semplicemente l’assenza di malattia ma uno stato in cui si è pienamente
vivi. La vibrazione è vista come la chiave della vitalità. Un corpo vivo, pulsa
e vibra. Se si osserva un bambino dormire si vedranno leggeri tremiti o piccoli
sussulti attraversare tutta la superficie del suo corpo.
Quindi l’attività
vibratoria è una manifestazione della motilità innata dell’organismo, non è
sotto il controllo dell’io, della volontà, quindi è involontaria ed è anche
responsabile delle azioni spontanee, degli abbandoni emotivi e del
funzionamento interno.
La vibrazione è
dovuta ad una carica energetica nella muscolatura come quella che ha luogo in
un filo elettrico quando una corrente lo attraversa. La mancanza di vibrazione
indica che la corrente di eccitazione, o carica, è assente o molto ridotta.
Nel lavoro
bioenergetico il corpo di una persona è messo in uno stato di vibrazione
attraverso degli speciali esercizi che hanno come obiettivo attivare le
vibrazioni e farle continuare come un fremito delicato e regolare man mano che
si accumula eccitazione e la tensione cresce; l’effetto sarà quello di
aumentare la capacità del corpo di tollerare eccitazione e piacere. Per
ottenere questo, dice Lowen: «l’io deve essere saldamente ancorato nel corpo,
identificato con esso, e non deve avere paura di secondarne le reazioni
involontarie. Il risultato finale è una persona i cui movimenti e il cui
comportamento hanno un alto grado di spontaneità e tuttavia sono coordinati ed
efficaci: la qualità della grazia naturale».
Si tratta tuttavia
sempre di esercizi, non di prove di abilità, e molto dipende da quanto vi si
investe. Se vengono praticati meccanicamente, se ne otterrà ben poco. Se si
eseguono in modo coercitivo, se ne diminuisce l’efficacia. Se si eseguono in
modo competitivo, non si proverà nulla. Chi li pratica con particolare cura e
interesse per il proprio corpo, tuttavia, resterà meravigliato della loro
utilità.
Rilassamento
corporeo guidato
Le sezioni di
ginnastica energetica da me proposte, si concludono sempre con uno spazio
dedicato al rilassamento corporeo guidato.
Abbiamo già
sottolineato quanto durante l’esecuzione degli esercizi debba essere data molta
importanza alle sensazioni che essi suscitano.
In “Esercizi di
Bioenergetica”, Padrini afferma che la dimensione del sentiredeve essere
parte integrante del fare. Prima dell’esercizio la persona si trova
in una determinata situazione energetica (tesi); durante l’esercizio avviene
una mobilizzazione energetica che provoca uno stato di reazione (antitesi); al
termine dell’esercizio possiamo trovare un nuovo equilibrio, che può
rappresentare una sintesi tra prima e dopo. Questo momento di
particolare importanza dal punto di vista sia energetico sia emotivo, richiede
di entrare in una condizione di ascolto, quella che gli orientali definiscono
«celebrare la sensazione».
Allora diventa
fondamentale un breve tempo di ascolto del proprio stato psicocorporeo
attraverso esercizi di respirazione, di percezione di singole parti del corpo o
dello schema corporeo nella sua totalità, con l’obiettivo di percepire se
stessi come totalmente rilassati dalla testa ai piedi, mantenendo la
consapevolezza sulla respirazione e su ciò che il corpo sente.
Educazione
al movimento
Vorrei concludere
riportando l’attenzione alla finalità principale di questo scritto: la divulgazione,
trasmissione di conoscenze e saperi, significati e senso, rivolti alle persone
che già partecipano ai miei incontri o a quelle che sono desiderose di
approcciarsi verso queste discipline.
Desidero, infatti,
lasciare uno spazio ampio del mio lavoro a quest’aspetto che ho voluto definire
nel sottotitolo di quest’articolo «educazione al movimento».
La parola educare (da educere)
vuol dire letteralmente “tirar fuori”, “tirare fuori ciò che sta dentro”. Anche
se spesso è ritenuta complementare al termine insegnamento o istruzione, mi
piace lavorare pensando di non essere solo un veicolo di insegnamento ma anche
un’educatrice nel vero senso della parola, quindi accompagnatrice e
sostenitrice di percorsi che mirino ad estrapolare e potenziare anche qualità e
competenze inespresse delle persone. Da qui la possibilità per chi lo desidera,
di essere più competenti e consapevoli delle pratiche svolte, l’opportunità di
renderle sempre più proprie, più vicine al proprio sé, di portarle nei propri
mondi, di portarle a casa, di saperle utilizzare a proprio piacimento e
renderle parte integrante della propria quotidianità.
Naturalmente allora
non può mancare un sentito ringraziamento a tutte le persone che frequentano
con costanza e passione i miei corsi; è solo grazie ad esse che nutro e potrò
continuare a nutrire il mio corpo e la mia mente di passione, entusiasmo e volontà.
Riferimenti Bibliografici
Shizuto
Masunaga, Zen per immagini, Ed. Mediterranee, 2002
Masunaga-Ohashi,
Zen Shiatsu, ed. Mediterranee, Roma 2002
Alexander
Lowen e Leslie Lowen, Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica,
Roma 1979
Francesco
Padrini, Esercizi di bioenergetica, Ed. Xenia, 2007